08/02/15
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Il Cenacolo tra Vangelo e leggende
I presunti misteri dell'Ultima Cena di Leonardo: di chi è la «mano in più»? E se l'Apostolo Giovanni fosse in realtà Maria Maddalena?

«Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse». Così il Vangelo di Giovanni (Gv 13, 21-22) descrive l’attimo in cui Gesù annuncia ai suoi discepoli il tradimento di Giuda. Quello stesso attimo che Leonardo da Vinci decise di immortalare per sempre nell’Ultima Cena affrescata nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, su commissione di Ludovico il Moro (guarda il dipinto sul sito www.haltadefinizione.com/it).
Gesù seduto al centro della tavola ha appena pronunciato quelle fatidiche parole. Le reazioni si diramano da questo centro investendo le dodici figure sedute a tavola con Cristo. E il dipinto diventa un modo per indagare le diverse reazioni umane, lo stupore, l’incredulità. Nell’angolo all’estrema destra, Simone e Giuda Taddeo si chiedono se hanno capito bene. Matteo, con un ampio gesto della braccia, sembra dire: «Ma avete sentito?». Dall'altro lato, Pietro mette una mano sulla spalla di Giovanni e sembra sussurrargli qualcosa all’orecchio. Che cosa? «Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Dì, chi è colui a cui si riferisce?". Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?"» (Gv 13, 23-25)

E noi spettatori, che dal centro del refettorio sembriamo trovarci un piano più in basso rispetto agli accadimenti, siamo sconvolti da quello stesso sentimento e come gli Apostoli ci domandiamo chi sia il traditore. Leonardo infatti rompe completamente con le precedenti rappresentazioni dell’Ultima Cena che tendevano a raffigurare Giuda come una figura isolata da Cristo e dagli altri Apostoli, e lo inserisce ancora nel gruppo, tanto che per noi non è immediato il riconoscimento. Per desiderio di realismo, Leonardo scelse di rappresentare tutti i personaggi, Cristo compreso, senza aureola. La stessa voglia di realtà gli fece scegliere di curare molto i volti e la loro espressività, tanto che forse decise di immortalarsi in uno degli apostoli, o così almeno vuole la tradizione: Giuda Taddeo, il secondo partendo da destra.

La leggenda vuole che Leonardo abbia girato per mesi nei quartieri più malfamati di Milano ritraendo i più loschi e bizzarri personaggi che incontrava, alla ricerca di una fisionomia perfetta per rappresentare Giuda, il traditore per eccellenza. Ma qual è Giuda? A una ricerca più attenta lo si riconosce: è il terzo, contando a partire da Gesù verso sinistra. L’unico con il volto in ombra. Quello che sembra ritrarsi davanti all’affermazione del Signore, come a dire: «Non sono io». E facendolo urta il sale e lo rovescia. Emblematiche sono le sue mani: la destra stringe la borsa con i trenta denari, la sinistra si allunga verso il piatto in cui Gesù intingerà il pane che poi consegnerà a Giuda. «Rispose allora Gesù: "E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone» (Gv 13, 26).

Più di quarant’anni fa cominciò ad affacciarsi una curiosa ipotesi sull’Ultima Cena dipinta da Leonardo, quella di un tredicesimo Apostolo seduto al tavolo. Un Apostolo di cui si vedrebbe soltanto una mano, che stringe un coltello puntato alle spalle del traditore Giuda. Curiosamente l’ipotesi rimbalzò di libro in libro per decine di anni, fino a diventare un vero «mistero» legato al Cenacolo.

Di chi è la mano che spunta alle spalle di Giuda? Eppure la risposta è sotto gli occhi di tutti. Chiaramente la mano è di Pietro. L’Apostolo, come abbiamo già visto, appoggia la mano sinistra sulla spalla di Giovanni per attirare la sua attenzione, mentre nella destra stringe un coltello con il quale probabilmente stava affettando un frutto. Niente di strano. In molte rappresentazioni dell’Ultima Cena Pietro è raffigurato con un coltello in mano, simbolo della spada che poche ore dopo impugnerà nell’Orto degli Ulivi, al momento dell’arresto di Cristo.

Molti sostenitori dell'ipotesi della «mano fantasma» ritengono che non possa trattarsi di quello di Pietro perché questi avrebbe allora un’anatomia troppo contorta. Probabilmente l’ipotesi poteva reggere prima dei restauri terminati nel 1997: l’opera era talmente compromessa che la leggibilità era quasi impossibile. Ma pare assurdo che ancora oggi qualcuno non noti la perfetta coerenza tra la posizione di Pietro e quella mano «armata». A ulteriore prova restano comunque i disegni preparatori di Leonardo, conservati alla Royal Library del Castello di Windsor in Inghilterra, dove si vede chiaramente che si tratta della mano di Pietro.
Ma un quadro così noto e complesso non poteva che suscitare altre polemiche e sviluppare nuove e misteriose trame. L’attenzione di molti si è infatti concentrata sulla figura che vediamo all’immediata sinistra di Cristo, quella di Giovanni. Secondo molti si tratterebbe non di Giovanni, ma di una donna, per la precisione Maria Maddalena (in realtà, Giovanni è sempre raffigurato come imberbe, essendo il più giovane tra gli Apostoli). La fortuna di questa ipotesi è recente e si deve al noto romanzo «Il Codice da Vinci» di Dan Brown. Ma l'ipotesi risale a qualche anno fa, alla pubblicazione del saggio «Il Santo Graal» di Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln.

Secondo questi tre giornalisti, il Graal non sarebbe la coppa che Cristo usò nel corso dell’Ultima Cena e in cui Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Gesù al momento della crocifissione. «Santo Graal» sarebbe invece una storpiatura di Sang Real (sangue reale). Secondo la fantasiosa ipotesi, Maria Maddalena aspettava un figlio da Gesù e, dopo la morte del Signore, approdata sulle coste della Francia meridionale, avrebbe dato alla luce quel figlio, iniziatore della dinastia Merovingia. La realtà di questa storia sarebbe stata difesa da molteplici organizzazioni segrete, prima fra tutte quella del Priorato di Sion, che contava tra i suoi maestri proprio Leonardo da Vinci (l’esistenza di questo Priorato di Sion in realtà non è mai stata dimostrata).
L’Ultima Cena di Leonardo racconterebbe proprio questo fatto. Sul tavolo la coppa in cui Gesù versa il vino non c’è, ma tra le due figure di Cristo e Giovanni (o meglio, Maria Maddalena) c'è uno spazio vuoto a forma di V, che rappresenterebbe proprio il Sacro Graal. Insomma, molti hanno visto quello che più gli faceva comodo nel dipinto di Leonardo. Berdini, dell’Accademia di Belle Arti di Roma, sostiene che le mani degli Apostoli sarebbero le note posizionate su un immaginario pentagramma del primo componimento conosciuto di musica dodecafonica. Secondo altri, sopra gli arazzi appesi alle pareti ai lati della sala si troverebbe un codice numerico che occulterebbe chissà quali misteri (coordinate per ritrovare il Graal...). A ben guardare, i «numeri» altro non sono che i ganci a cui gli arazzi sono agganciati.

Se volete togliervi ogni altro dubbio sui misteri legati al Cenacolo, oltre ad andarlo a vedere di persona (cosa che molti studiosi sembrano non aver mai fatto) vi consigliamo di guardare su Internet la foto ad altissima risoluzione, composta a partire da 1677 scatti, realizzata dalla società Hal 9000. Sul sito www.haltadefinizione.com potrete navigare nell’immagine fino a vedere particolari grandi pochi millimetri. Avrete la soddisfazione di vedere i dettagli ricamati sulla tovaglia o, alla sinistra dell’occhio di Cristo, il buco in cui era piantato il chiodo che Leonardo utilizzò per tracciare le linee prospettiche. O ancora il piccolo panorama alle spalle di Gesù, in cui si vedono alcune case e una torre. Provare per credere.

Bibliografia
Andrea Accorsi e Daniela Ferro, «Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti», Newton Compton Editori Ippolito Edmondo Ferrario e Gianluca Padovan, «Milano sotterranea e misteriosa», Mursia
Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, «Il Santo Graal», Mondadori
Fabio Celoni, «Milano, esoterismo e mistero», Editoriale Olimpia
Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti
02 giugno 2008

http://www.corriere.it/vivimilano/arte_e_cultura/articoli/2008/06_Giugno/02/cenacolo_misteri.shtml




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